domenica 23 settembre 2012

Avanti a chi tocca

A Verona si chiude con grande successo il 10° festival dei Giochi di Strada

21, 22 e 23 settembre: perfino nell’aria il Tocatì si è fatto sentire. A Verona, conosciamo il Tocatì da un decennio ma possiamo dire con orgoglio che le scoperte da fare non sono mai terminate.
Grazie ad esso appassionati, turisti o semplici curiosi interessati al mondo ludico riscoprono la bellezza dei giochi antichi; partendo dai più paesani e semplici fino a giungere ai più complessi ad aristocratici : una grande varietà che non ha mai smesso di sorprendere giovani e adulti non solo veronesi, in quanto il festival è conosciuto in Italia, Europa e perfino nel mondo.
Dalla prima manifestazione, il Tocatì non ha mai smesso di crescere e migliorarsi; basta solo pensare che all’inizio veniva interpretato solo come intralcio e perdita di tempo, mente oggi è diventato un appuntamento fisso e atteso con fervore da tutti i cittadini. Esso, nato per ricordare il solo gioco antico e di strada, è arrivato a comprendere vari aspetti della cultura: la gastronomia, la storia e l’attualità, interpretate sempre in chiave ludica.   In queste tre giornate è stato possibile riscoprire un passato quasi completamente dimenticato cimentandosi in sfide collettive o individuali, sia tipiche del nostro paese che internazionali. Ricordiamo, infatti, che dal 2006 il festival ha ospitato cinque paesi diversi (Spagna, Croazia, Scozia, Grecia e Svizzera), quale migliore iniziativa si poteva prendere se non invitarli tutti nella celebrazione del 10° anniversario? Ognuno di essi ha collaborato portando  con se una vera e propria cultura del gioco, coinvolgendo i presenti che, camminando per le strade della città, assistono agli spettacoli e partecipano in modo completamente gratuito. La città per quest’evento ha proposto le attività più svariate, oltre al gioco sono state parte integrante della manifestazione conferenze, esposizioni, eventi e laboratori aperti a tutti; a tal proposito, per l’appunto,  il Comune di Verona e l’Associazione Giochi Antichi hanno provveduto ad adattare spazi, accessi e stand alla partecipazione da parte dei disabili, allargando maggiormente gli orizzonti partecipativi del festival.  Tra le tante  novità ricordiamo le manifestazioni di introduzione agli sport più moderni come il Parkour o lo Street boulder, attività che si ispirano all’adattamento dei praticanti ad un ambiente urbanizzato. Oppure, per i più classicisti, le sfide ai giochi da tavola quali gli Scacchi, la Dama o il Carrom, gioco orientale simile al biliardo. E, infine, i laboratori di gioco, dove i partecipanti hanno potuto, tra l’altro, cimentarsi nella costruzione di cerbottane o partecipare alla rivisitazione di giochi quali il Tric Trac, su tavoli che riproducono fedelmente gli originali. Non sono mancate le manifestazioni e gli eventi come la Corsa delle botti, da porta Borsari a Piazza Erbe, e la Disfida delle lame, che ha visto coinvolti L’ordine delle Lame Scaligere e  gli scozzesi della MacDonald Academy of Arms. Come precedentemente citato tutto il festival viene incorniciato da esposizioni e conferenze, ad esempio la Long Playing, in gioco da 10 anni , mostra fotografica in occasione del decimo anno di Tocatì e la War Game. No more! Una conferenza con lo scopo di presentare il piano rieducativo destinato agli ex bambini-soldato.                                                                     Dai pareri raccolti lungo le strade, sia da parte di residenti che da stranieri, si viene a sapere che solo una piccola parte dei turisti conosce il festival, ma ne approfitta volentieri per vedere la città sotto un ottica diversa dalla solita. Talvolta, però, sono comunque presenti gruppi delle nazioni più varie come Russia, Finlandia e Cina che sono consapevoli della presenza del festival, il che denota la sua discreta popolarità a livello internazionale. Per alcuni residenti la manifestazione è vista ancora come un fastidioso rallentamento alle attività di tutti i giorni, ma per la grande maggioranza è invece diventata  un imperdibile  momento di svago e di fuga dalla quotidianità. Per alcuni risulterebbe più adatta all’alta stagione estiva, quando la possibilità che il festival venga conosciuto e ricordato dai turisti aumenta. Per altri il fatto che essa si svolga a fine estate  permette di mantenere un certa intimità con una cultura che ci riguarda e che, secondo loro, bisognerebbe valorizzare maggiormente, prima di intraprendere l’ardua strada dell’internazionalità.

Malgrado la differenza tra i pareri, il Tocatì è ormai parte di Verona. La nostra speranza è che rimanga tale per altri 10  e più anni. Avanti, allora, a chi Tocca?



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