Facciamo
quindi un salto nel passato, quando era più evidente la divisione tra poveri e
ricchi e la capacità dei bambini di adattarsi a qualsiasi situazione, oggi ci
può sorprendere.
Stiamo
parlando di un tempo, quando la fantasia permetteva di trasformare ogni singolo
oggetto, anche il più semplice, in un nuovo gioco e i bambini erano abituati ad
uscire in strada o nelle piazze, e cavalcavano bastoni o canne che
illusoriamente diventavano cavalli, mentre le bimbe giocavano con bambole che
potevano essere di pezza, legno o terra cotta.
Per
contro, i bambini nobili si divertivano all’interno dei loro palazzi e giardini
con bambole di porcellana, cavallini di
legno, miniature di carrozze e di cavalli. Le bambine decoravano le
bambole con i gioielli. I bimbi giocavano con biglie di vetro mentre in strada,
ci si utilizzavano sassolini o noccioli di pesca.
Un
altro gioco molto noto, che apparteneva ad entrambe le classi sociali, era
invece, il Gioco delle Noci. Lo scopo era quello di far crollare un piccolo
mucchietto del frutto, o di centrare un recipiente da una certa distanza. Ecco
perché l’Età della Giovinezza è anche conosciuta come Età delle Noci. “Lasciare le noci” significa infatti passare
dalla fanciullezza all’adolescenza.
Diversi
di questi giochi si sono evoluti, e ancora oggi, in questa manifestazione che è
il Tocatì, ci vengono presentati e ricordati.
Camilla
Forcellini e Sofia Fabbri
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