Dalle sue cucine escono tremila pasti al giorno
Umberto.
Si chiama così colui che organizza gli stand di degustazione e la cucina, per
l’intera manifestazione del Tocatì. Ha iniziato la sua carriera lavorando al
negozio Scapin (dove lavora ancora al reparto gastronomia). Si definisce un
cuoco autodidatta, perché non ha mai frequentato scuole ma si è formato con l’esperienza,
per “amore della cucina”. Da dieci anni fa il cuoco, e da due partecipa al Tocatì.
Quando gli abbiamo chiesto il motivo per cui viene qui, veloce ci ha detto: “Sono
qui per passione e per vedere la gente felice”.
Chiedendogli
come vanno gli affari in questi tempi di crisi e al di là del Tocatì, Umberto
ha risposto, “La crisi? Si sente, ma quando la gente ha fame, non si sente
più”.
Fin dal
primo momento ci è parso come una persona cordiale e gentile, ma la prova ufficiale ci è arrivata dal suo
gesto, quando sorridendo ci ha chiesto se ci andava un panino, che abbiamo,
ovviamente, accettato. Possiamo dire che i quattro panini con razione doppia di
formaggio ci sono apparsi ancora più buoni, sapendo che ce li aveva preparati Umberto.Un
bravo e gentile cuoco di Verona.
Per
finire gli abbiamo chiesto perché secondo lui viene organizzato il Tocatì. Inizialmente
non ha saputo rispondere, ma in soccorso gli è venuto un suo amico che sicuro
ci ha detto: “Perché non vanno perduti i giochi della tradizione, veronese ed europea.
I giochi inventati al momento dai bambini, quando ancora si giocava in strada e
all’aperto, e soprattutto quando si usava di più la fantasia”.
“In
pochi ricordano ancora il gioco antico con grandi manifestazioni come queste.
Ecco perché fin da subito ha riscosso un’enorme successo, fino a diventare internazionale”,
è stato il suo saluto.
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